Proponiamo di seguito le riflessioni di Carlo Galli e Mario Dogliani sull’attuale situazione politica. Entrambi si soffermano sul tema della crisi della sinistra indicando alcune proposte per un suo rilancio.
Carlo Galli, in particolare, si concentra sulla necessità per la sinistra di accettare la sfida delle riforme, anche al fine di bilanciare alcune scelte del Pd di Renzi.
L’incipit dell’analisi di Galli:
Quella che un tempo si sarebbe detta la ‘fase’ ci mostra in atto, con le imponenti migrazioni tra gruppi parlamentari, e con lo sbando della destra, la decostruzione del sistema partitico, caratterizzata da un’intensità analoga a quella del biennio 1992-94; e al contempo l’affermarsi di un soggetto quasi post-partitico, il Pd di Renzi, che occupa una posizione centrale nel sistema politico, e vi funge, oltre che da architrave, anche da scambiatore di persone, di carriere, di poteri, in una prospettiva neo-trasformistica. Parallelamente a questo concorrere degli interessi forti, e di parte di quelli diffusi, verso il centro del sistema, si manifestano segnali crescenti di esclusione, sia nell’area istituzionale – dove all’esterno del Pd e delle forze che in vario modo e grado ne dipendono (il centro e il centro-destra; ma anche Sel non ha larghe prospettive autonome) c’è solo una protesta (Lega e M5S) che per la sua mancata spendibilità politica rafforza il Pd stesso – sia fuori dalle istituzioni, dove i cittadini non votanti sono ormai la maggioranza. Non è dunque ancora risolta la questione dei partiti, ovvero della rappresentanza e insieme della partecipazione, apertasi un quarto di secolo fa.
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Mario Dogliani, invece, analizza il tema della crisi della rappresentanza a sinistra proponendo un “cammino non immediato verso una via d’uscita”.
Di seguito l’inizio della sua relazione:
“Esaminare il complesso di questioni che legano il tema della rappresentanza politica a quello delle formazioni sociali e dei corpi intermedi non è qui, nemmeno sommariamente, possibile. Mi limiterò ad enunciare una tesi. La tesi secondo la quale la crisi della rappresentanza non è mai crisi del rappresentato, ma è sempre – attribuendo al concetto di rappresentanza il suo significato pregnante – crisi del rappresentante“.
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